Megaquake: la frontiera del nuovo incubo sul terremoto

Megaquake è la frontiera del nuovo incubo sul terremoto?

Anzitutto cominciamo a tranquillare i nostri amici italiani: il termine megaquake è stato coniato, oltre che per un film  per descrivere un nuovo possibile mega terremoto in Giappone non in Italia.

Il termine è uscito dopo il terremoto di magnitudo 7.1 ha colpito il sud del Giappone l’8 agosto 2024 con l’epicentro al largo dell’isola di Kyūshū.

Il sisma in Giappone ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità di un disastro imminente: il Giappone ha infatti emesso per la prima volta un avviso di “megaquake”, suscitando una certa inquietudine. Come riporta il sito Ingegnio-web, questo termine fa riferimento a un grande terremoto, potenzialmente catastrofico, che potrebbe essere causato dalla rottura della faglia Nankai, dove una placca tettonica si infila sotto un’altra.

Gli esperti temono che l’accumulo di stress lungo questa faglia possa portare a un terremoto devastante e a un enorme tsunami.
L’allerta è stata lanciata anche perché il terremoto dell’8 agosto potrebbe essere un foreshock” (un sisma precursore) di un evento molto più grande, con il potenziale di uccidere fino a 250.000 persone.
Nonostante ciò, gli scienziati ritengono improbabile che il sisma sia il preludio a un disastro. Come afferma Harold Tobin, direttore del Pacific Northwest Seismic Network, “the chances that this actually is a foreshock are really quite low” (le probabilità che questo sia effettivamente un foreshock sono piuttosto basse).

L’importanza della preparazione

Grazie a un avanzato sistema di allerta precoce, il Giappone dispone di strumenti tecnologici che potrebbero mitigare le conseguenze di un grande terremoto.

Sistemi di smorzamento nelle strutture edilizie, software che avvisano la popolazione in anticipo e misure automatiche che rallentano treni e bloccano macchinari sono già parte integrante della difesa del paese.

Sebbene la probabilità di un mega-terremoto in seguito al sisma dell’8 agosto rimanga bassa, l’allerta ha comunque innescato azioni di prevenzione, come l’aumento delle scorte di emergenza in ospedali e l’evacuazione di pazienti vulnerabili.

L’allerta giapponese ha spinto anche altre regioni a riflettere sulla propria preparazione.

In particolare, la zona di subduzione di Cascadia, sulla costa nord-occidentale degli Stati Uniti, potrebbe causare un terremoto altrettanto devastante. Secondo Tobin, “What would we do if our subduction zone starts acting weird?” (cosa faremmo se la nostra zona di subduzione iniziasse a comportarsi in modo strano?).

In conclusione, questi avvisi non sono destinati a generare panico, ma a sensibilizzare la popolazione sui potenziali rischi sismici, contribuendo così a salvare vite in caso di eventi catastrofici.