TERREMOTO SICILIA: tremano Adrano e Siracusa. Nella serata del 27 maggio 2020 la popolazione siciliana è stata impaurita da scosse telluriche leggermente avvertite.
Prima una scossa di terremoto di magnitudo 3.2 con epicentro ad Adrano (CT). Si è verificata alle ore 23:21 con epicentro a Adrano, in provincia di Catania. La profondità stimata è stata di circa 17.4 Km.
In serata però trema la terra anche nel Siracusano, esattamente lungo la zona costiera della stessa Siracusa.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, specificatamente, ha registrato due scosse di terremoto di magnitudo 2.7 a distanza di qualche minuto: la prima alle 23,57 del 27 maggio, la seconda alle 00,01 del 28 maggio 2020. La seconda scossa di terremoto è stata avvertita dalla popolazione vicina al punto interessato.
Nulla di nuovo quindi per un territorio altamente sismico che ha visto, nelle scorse settimane, altri terremoti avvertiti dalla popolazione.
Come la scossa a Bompietro (PA) o le scosse vicino Troina, distante pochi chilometri da Adrano.
Miki: la ragazza di Osaka che vuole insegnare la prevenzione
Miki: la ragazza di Osaka che vuole insegnare la prevenzione. Si chiama Honoka Miki, ha 18 anni e vive in Giappone nella città di Osaka.
L’abbiamo intervistata scoprendo il suo incredibile amore per l’Italia e la sua sensibilità per la prevenzione del terremoto.
Miki si è detta entusiasta di collaborare con prevenzioneterremoto.it per aiutare gli italiani nell’accrescere la earthquake culture che tanto ci manca.
Nelle sue parole ritroviamo i passi che Prevenzione Terremoto reputa fondamentali, come ancorare i mobili ai muri o organizzare la propria famiglia per la gestione di un sisma di forte intensità.
Leggete questa interessante intervista che racconta il Giappone con gli occhi di una ragazza. Con relativa traduzione in giapponese.
L’intervista a Honoka Miki
–Buonasera Miki. Posso chiamarti Michela?
Certo.
–Quanti anni hai, cosa fai nella vita e dove vivi?
Ho 18 anni e vivo a Osaka, Giappone. Sono una studentessa universitaria e studio psicologia.
–Abbiamo letto, in un articolo su un quotidiano italiano, del tuo amore per L’Aquila. Raccontaci come è nato.
Quando c’è stato un violento terremoto ad Amatrice (24/08/16) era davvero straziante e orribile. Poi ho un sogno: vorrei aiutare i terremotati, soprattutto psicologicamente. Perché le ferite dei terremotati sono profonde e sembra non ci sia nessuno per aiutarli. E la televisione ha detto che c’è stato un violento terremoto anche all’aquila e vorrei dare una mano per L’Aquila, ma non solo. Vorrei aiutare tutti i terremotati del mondo in futuro. Ma comincia dall’aquila.
–Hai vissuto il terremoto del Giappone del 2011? Come lo ricordi?
Sì ho vissuto quelle del 2011 ed anche uno a Osaka di 2018. Nel 2011 ero una studentessa delle elementari ed ero a scuola. Avevo 9 anni. Non c’era luce ed avevo paura ma perché non ero con mia madre.
–Hai vissuto altri terremoti in Giappone?
Sì esatto, quando avevo 16 anni (nel 2018) c’è stato un forte terremoto di magnitudo 6 a Osaka, dove vivo. Stavo per andare a scuola ma ero a casa. Ha tremato quasi 20 secondi, me lo ricordo così. Ma non mi ha lasciato segni interiori particolari.
–Cosa pensi dei terremoti in Italia? Sono più deboli dei vostri ma generano danni incalcolabili oltre che tante vittime…
Secondo me l’Italia deve essere forte come il Giappone perché ci sono tantissimi terremoti. Ma è possibile. In Giappone il concetto di “Bosai” è molto comune. Significa “prevenzioni per i disastri in anticipo”. Ad esempio, abbiamo una borsa con cibo, bevande e vestiti. È necessario quando c’è un disastro. Inoltre, manteniamo i nostri mobili fermi in caso di terremoto. Questo per impedire la caduta dei mobili a causa di un terremoto. Sappiamo come evacuare gli edifici in caso di disastri e dove ricongiungerci. C’è una mappa che prevede danni per i terremoti e alluvioni e possiamo vedere dove evacuare guardando la mappa. So già dove andare se succede un forte terremoto!
–Cosa credi sia necessario fare per evitare così tanti morti in Italia, in caso di un forte terremoto?
Inoltre, l’Italia dovrebbe rafforzare gli edifici. Ho visto cosa è successo sull’isola d’Ischia: gli edifici crollati con un terremoto di magnitudo 4 sono impensabili in un paese con molti terremoti, come l’Italia. L’Italia dovrebbe aumentare la resistenza sismica degli edifici. Tuttavia, gli edifici in Italia sono così belli che arrivano molti turisti. Il motivo per cui il danno si è diffuso ad Amatrice è che gli edifici sono fragili, ma poiché Amatrice ha molti turisti, rafforzare l’edificio non è facile. Quindi penso che sia meglio cambiare prima la cultura dei terremoti in Italia. Dobbiamo rendere l’edificio bello e forte. È possibile rendere un edificio forte e bello, ad esempio Norcia. Tuttavia, significa richiedere agli italiani di spendere soldi per il terremoto e, a tale scopo, è importante che gli italiani agiscano in anticipo. Voglio parlare in Italia della cultura della prevenzione di un terremoto.
–In Giappone avete sistemi di sicurezza che vi salvano la vita?
In Giappone esiste un sistema che può salvare vite umane in caso di terremoto. Si chiama Earthquake Early Warning e il tuo smartphone suonerà 10 secondi prima del terremoto.
In Giappone avete un Dio che pensate vi protegga dal terremoto?
In Giappone perché siamo buddisti. Budda sapeva che lo tsunami sarebbe arrivato dopo il terremoto, quindi ha bruciato i campi per informare gli abitanti del pericolo. I residenti sono stati evacuati ed erano al sicuro.
–Quali sono i tuoi sogni?
Vorrei creare la cultura dei terremoti in Italia. Dopo la laurea, vorrei creare una Onlus per quello. Prima, vorrei insegnare l’importanza di fare qualcosa in anticipo per salvare la vita. È necessario sapere il rischio dei terremoti e dei disastri. Secondo, vorrei aiutare i terremotati psicologicamente. Cioè, vorrei creare i legami tra i terremotati, e vorrei creare un gruppo di auto-aiuto per i terremotati e per chiunque hanno feriti dei terremoti.
Viterbo: sciame sismico desta preoccupazione. Oltre 60 scosse in 7 giorni
Viterbo: sciame sismico desta preoccupazione. Oltre 60 scosse in 7 giorni nel territorio a nord del lago di Bolsena. Solo nella giornata di ieri ci sono state 6 scosse con magnitudo superiore a 2.0 con epicentri compresi tra Bolsena e San Lorenzo Nuovo. Nei giorni precedenti varie scosse sismiche avevano avuto epicentro invece nella adiacente zona di Castel Giorgio che invece ricade nell’adiacente provincia di Terni. Tutti gli eventi tellurici hanno avuto profondità ipocentrale tra i 7 e gli 11 km. Un periodo ricco di zone sismiche attive come lo sciame sismico in Sicilia o quello a Pozzuoli. Senza dimenticare la scossa inattesa a Roma dell’11 maggio 2020.
Terremoto lago di Bolsena: c’è davvero bisogno di preoccuparsi?
Terremoto lago di Bolsena: c’è davvero bisogno di preoccuparsi? Anche se lo sciame sismico a nord del lago di Bolsena preoccupa le popolazioni, appare essere di entità abbastanza modesta. Le scosse, anche se numerose, sono sempre state inferiori a 2.5 Ritcher, il che significa che la maggior parte (se non tutti) i terremoti avvenuti sono stati impercettibili. Il fatto che il territorio stia vivendo uno sciame sismico non è una novità. La zona è sismicamente attiva ed in passato ci sono stati altri terremoti spesso di magnitudo importante. Guardando la mappa di pericolosità sismica si scopre infatti che è attesa in zona una accelerazione massima del suolo tra 0.125 e 0.150 (g). Quindi la zona ha una pericolosità sismica medio-bassa. Quindi nessuna preoccupazione di troppo bensì la consapevolezza che potrebbe verificarsi un sisma con magnitudo prossima a 5.0 Ritcher. Nessun allarmismo ma presa di coscienza del fatto che viviamo in un paese sismico (eartquake culture). Bisogna farsi sempre trovare preparati e seguire le indicazioni di sicurezza in caso di terremoto.
I terremoti più forti della Tuscia e lo tsunami del lago di Bolsena
La Tuscia viterbese, come detto, è caratterizzata da una sismicità presente ma non preoccupante.
Analizzando il database sismico dell’INGV si possono vedere dove sono stati i terremoti più forti della zona.
Negli ultimi 45 anni il sisma più forte è stato quello con M 4.1 a Castel Giorgio (TR) del 30 maggio 2016. A Bolsena, sempre negli ultimi 45 anni, il terremoto più forte è avvenuto il 9 febbraio del 1994 con M 3.5. Il sisma più forte della zona, però, è avvenuto l’11 giugno del 1695 dove un terremoto con magnitudo 5.7 sconvolse Bagnoregio e causò gravi danni in tutto il viterbese. Il sisma provocò una frana sulle pendici del lago di Bolsena che generò uno potente tsunami con onde di 4 metri che allagarono le campagne intorno al lago per 3 km.
Terremoti: gli italiani si affidano alla scienza o alla religione?
Terremoti: gli italiani si affidano alla scienza o alla religione? E’ Dio a mandare i terremoti o Dio ci salva da loro? Oppure Dio non c’entra nulla e gli italiani credono solo alle indicazioni degli esperti e della scienza?
L’Italia è un bel paese (ma questo lo sappiamo tutti) caratterizzato da una vivace sismicità. Visto che l’Italia è stata la culla della civiltà, abbiamo un “database” importante che ci ha permesso di ricostruire la storia della sismicità italiana con racconti ed indicazioni di migliaia di anni.
Gli italiani si affidano ai santi contro il terremoto
Nonostante le conoscenze scientifiche permettano di definire correttamente i luoghi ad alta pericolosità sismica (dove non solo è sicuro che avverrà un terremoto ma anche conoscere la magnitudo) è evidente che gli italiani confidino più nei santi che nella scienza.
Basti fare un giro nei canali socials e leggere i vari gruppi e pagine che parlano del terremoto. Ad ogni evento sismico, anche di bassa potenza, il 90% della popolazione italiana invoca la protezione di Dio e non si concentra sulla prevenzione terremoto.
Italiano, eterno fatalista che non sa convivere con il terremoto
A differenza del Giappone, l’Italia ed il suo popolo non riesce proprio a capire che non è Dio a mandare i terremoti, ne tanto meno a poterci difendere da essi.
Non dobbiamo guardare al terremoto come ad un mostro ma come un qualcosa di normale. Dobbiamo convivere serenamente con il sisma consapevoli che il terremoto è il respiro della terra e ci dimostra che essa è vita. Abbiamo tecniche di costruzione e conoscenze di prevenzione all’avanguardia e sappiamo che, nelle zone ad alta pericolosità sismica, ogni nucleo familiare deve seguire i sette punti della sicurezza in caso di terremoto.
Sant’Emidio, il santo protettore dai terremoti. Ma non sempre
Sant’Emidio è conosciuto e venerato come il santo protettore dai terremoti. E’ il patrono di Ascoli Piceno e, pare, abbia salvato la città dal terrificante terremoto delle Marche del 1703.
Oltre ad Ascoli Piceno, il santo era molto amato anche ad Avezzano.
Tuttavia, a seguito del terribile terremoto del 13 gennaio 1915 che distrusse completamente Avezzano uccidendo 10.719 persone in Avezzano e frazioni (considerato il 2° terremoto per gravità di perdite umane in Italia per un totale di 28.500 vittime nelle 7 provincie colpite), da allora Sant’Emidio non è più venerato in Avezzano.
La storia dei terremoti che hanno colpito Roma. La Capitale d’Italia stamattina è stata svegliata da una scossa di terremoto. L’epicentro, a Fonte Nuovain una zona sismicamente non pericolosa.
Stamane i romani si sono svegliati con il terrore di una scossa di terremoto. La magnitudo è stata di 3.3 gradi Ritcher ad una profondità stimata a 10km poi rettificata a 7km. Quindi un terremoto abbastanza superficiale.
Molti che erano svegli giurano di aver sentito chiaro il boato prima dell’inizio della scossa. Un sisma non attesa avvenuto in una zona dove non ci sono faglie attive.
In generale Roma si trova in un territorio sismicamente poco attivo ma, vista la sua vicinanza all’appennino centrale, risente spesso degli effetti dei terremoti catastrofici avvenuti nelle aree adiacenti. Spesso, in passato, tali scosse hanno causato crolli, danni ed anche vittime.
Elenchiamo i maggiori terremoti della storia che hanno ferito la città eterna.
Il terremoto a Roma del 1349
Il terremoto del 9 settembre 1349 è stato uno dei più importanti terremoti storici con origine nell’Appennino centrale. Probabilmente è stato l’evento sismico più fortemente risentito a Roma dove arrivò con una Intensità stimata intorno al 7-8° grado della scala MCS.
Nel suo complesso il terremoto interessò un’area molto estesa, area che grosso modo corrisponde al settore di Appennino centro-meridionale compreso tra Perugia e Benevento. Il terremoto è attestato in numerose fonti memorialistiche. Secondo la testimonianza di Matteo Villani (sec. XIV), i danni a Roma furono decisamente consistenti, almeno su alcuni edifici di rilievo: «…i terremoti feciono cadere il campanile della chiesa grande di San Pagolo e la torre del Conte, lasciando in molte parti di Roma memoria delle sue rovine». Petrarca (1351), che si trovava a Roma per il Giubileo del 1350, descrive i danni provocati dal sisma: «Roma è stata scossa da un insolito tremore, tanto gravemente che dalla sua fondazione, che risale a oltre duemila anni fa, non è mai accaduto nulla di simile. Caddero gli antichi edifici trascurati dai cittadini ammirati dai pellegrini, quella torre, unica al mondo, che era detta del conte, aperta da grandi fenditure si è spezzata ed ora guarda come mutilata il proprio capo, onore della superba cima sparsa al suolo; inoltre buona parte di molte chiese e anzitutto di quella dedicata all’apostolo Paolo è caduta a terra la sommità di quella Lateranense è stata abbattuta».
Dopo il terremoto 1349 sembra che Roma ha goduto di una relativa «calma sismica», che è perdurata fino al grande terremoto dell’aquilano del 1703, anno in cui si avvertirono in Roma varie decine di scosse, alcune delle quali causarono danni considerevoli agli edifici e qualche vittima.
Il terremoto a Roma del 1091
Un altro forte terremoto avvenne il 27 gennaio 1091. Una nota del sisma è contenuta in un necrologio dell’XI secolo, conservato in un codice miscellaneo della Biblioteca del British Museum. Il necrologio non fa tuttavia alcuna menzione di danni o crolli.
Il terremoto a Roma del 801
Secondo gli scritti, l’imperatore Carlo Magno si trovava a Spoleto quando avvenne un gravissimo terremoto nella notte del 30 aprile. Sisma che a Roma causò il crollo del tetto della basilica di S. Paolo fuori le Mura.
I terremoti a Roma dall’anno zero al 508
Il Colosseo venne lesionato da un terremoto! A dimostrarlo un’epigrafe, conservata all’interno dell’Anfiteatro Flavio, che attesta restauri all’arena e al podio in seguito a uno «spaventoso terremoto». Tale intervento fu opera del prefetto Decius Marius Venantius Basilius, che lo sostenne a spese personali. Dato che Decius Marius Venantius Basilius fu console nel 484 o nel 508, la data dell’evento risulta incerta. Nel 445 il Colosseo risultava integro in occasione del festeggiamento a Valentiniano III. Nel 519, in occasione di giochi pubblici documentati da fonti coeve, invece il portico già non esisteva più e una parte delle gradinate era fortemente deteriorata, forse proprio a causa di un terremoto avvenuto tra il 484 e il 508.
Terremoto Roma: scossa 3.3 a Fonte Nuova. Sisma alle ore 5:03 con epicentro a Fonte Nuova con una magnitudo di 3.3. Il sisma ha avuto ipocentro ad una profondità di 10 km.
Il terremoto è stato nettamente avvertito in tutta Roma e molti sono scesi in strada. Le zone più colpite Tivoli e Guidonia dove le persone hanno chiamato le forse dell’ordine.
La zona non è sismicamente molto pericolosa. Qui è evidenziato che è attesa una accelerazione massima del suolo tra 0,125 e 0,150 g.
Non sono presenti strutture sismogeniche conosciute se non la faglia dei Castelli Romani.
Terremoto a Roma: gli altri episodi del passato
Studiando la zona si scopre che dall’anno 1000 ad oggi ci sono stati altri 3 terremoti importanti.
Dai dati INGV si vede che, oltre la zona della faglia dei Castelli Romani, anche Roma e dintorni ha avuto terremoti con magnitudo tra 5.0 e 5.4.
La zona nei giorni precedenti ha registrato terremoti strumentali non avvertiti dalla popolazione.
Molta paura quindi per un territorio non propriamente preparato ad un sisma. Nessuna preoccupazione di troppo e sempre concentrati sui sette passi della sicurezza contro i terremoti.
Ultim’ora: scossa di terremoto 3.3 zona Ascoli Piceno
Ultim’ora: scossa di terremoto 3.3 zona Ascoli Piceno. Stanno arrivando informazioni di una scossa di terremoto avvertita nella zona di Ascoli Piceno.
Ore 13:31 con epicentro sempre Amandola, lo stesso del terremoto di magnitudo 3.6 in data 5 maggio 2020. Profondità 10 km.
Non si hanno ancora notizie riguardo la percezione di un eventuale boato negli attimi precedenti il sisma.
Massima attenzione a farsi trovare preparati ad un sisma seguendo delle semplici regole della sicurezza che possono salvarti la vita. Leggi qui cosa devi fare in caso di sisma.
Incredibile registrazione: la voce del terremoto del Friuli del 1976. Una serie di coincidenze consentirono a Mario Garlatti di registrare ‘la voce’ del devastante terremoto del 6 maggio 1976.
Incredibile registrazione: la voce del terremoto del Friuli del 1976. Orcolat, l’orcaccio che provocò il terremoto che inginocchiò il Friuli 44 anni fa, ha una voce.
Il rumore del terremoto è forse la cosa che angoscia più l’immaginario collettivo. Il rumore spesso anticipa l’arrivo della scossa. Esso è provocato dalle onde P, più veloci delle S, che fanno vibrare l’aria. La vibrazione provocata dal terremoto viaggia più velocemente nell’aria che nel terreno, quindi il terremoto spesso è anticipato da un rumore sordo e pauroso.
L’audio che invece catturò quella sera Mario Garlatti nasconde il rumore che il terremoto provoca negli edifici. Scuotimento, battiti, scricchiolii. Le parti strutturali dell’edificio che lottano contro il movimento tellurico. E tutto genera rumore.
Così registrai la voce del terremoto del Friuli
A raccontarlo è direttamente l’autore di questa storica registrazione a UdineToday: “Subito dopo cena, mi ero messo a riversare l’album dei Pink Floyd ‘Wish you were here’ – spiega Mario – da vinile a audiocassetta. Stavo effettuando una registrazione professionale. A Piccoli Passi avevo collegato il mio registratore Philips al giradischi con un cavo jack audio”. Da buon cultore dei Pink Floyd cercava il massimo della qualità. “Pochi secondi prima delle 21, prima cioè della forte scossa, ci fu un piccolo colpo che fece oscillare un oggetto alla parete. Avendolo osservato, corsi subito ad avvisare mia madre e a chiederle se l’aveva notato. Non feci in tempo a raggiungerla che arrivò il disastro. Secondi interminabili. La grande e lunga scossa fece muovere il pavimento, i muri, invece, sembravano parlare. Un rumore sinistro, non lo dimenticherò mai. La casa sembrava gridare”.
“La forza delle scosse aveva casualmente attivato il microfono – ci spiega Mario -. Aveva cioè fatto saltare il microfono nella posizione di registrazione, facendo scattare una piccola leva, quindi abilitando la registrazione dell’audio ambientale e non più quella proveniente dal giradischi”.
“La registrazione continuò fino al termine della cassetta. Nell’audio si sentono i componenti della mia famiglia urlare, cercarsi. Eravamo al buio e volevamo uscire immediatamente da casa non dimenticandoci di nessuno. Si sentono i miei genitori, i miei nipoti e anche i vicini scendere le scale. Quasi una mezzoretta di registrazione in totale. La risento molto raramente perché ho dei ricordi troppo forti. E’ come rivivere il terremoto ogni volta che l’ascolto. Sentire la voce di mia madre che non c’è più… riaffiorano i ricordi forti del momento. Solo chi ha provato un terremoto, forse, sa cosa vuol dire. E’ stata la più grande paura della mia vita. Tutte le paure che ci possono essere nel mondo non sono minimamente paragonabili a quella”.
6 Maggio 1976: il terremoto che inginocchiò il Friuli
6 Maggio 1976: il terremoto che inginocchiò il Friuli. Alle 21:00 una scossa violentissima con epicentro nella zona tra Gemona e Artegna (a nord di Udine). Magnitudo di 6,5. Preceduta da un forte boato avvertito in moltissime zone.
Il terremoto del Friuli venne chiamato dagli abitanti locali con un nome che mette paura: ORCOLAT, l’orco della Carnia che nella tradizione friulana provoca i terremoti. Furono quasi 1000 i morti in 137 Comuni. Una cinquantina quelli più colpiti, soprattutto nel quadrilatero tra Gemona, Venzone, Buja e Majano. In tutto esattamente furono 989le vittime rimaste sotto le macerie.
I danni furono amplificati dalle particolari condizioni del suolo, dalla posizione dei paesi colpiti, quasi tutti posti in cima ad alture, e dall’età avanzata delle costruzioni. I paesi andati distrutti non avevano infatti riportato danni rilevanti nella prima e nella seconda guerra mondiale, a differenza di San Daniele del Friuli che, semidistrutta dai bombardamenti aerei del 1944, aveva dovuto ricostruire gran parte della sua struttura urbana con criteri moderni.
Difficile localizzazione di faglia ed epicentro
C’è stato un lungo interrogarsi sulla posizione esatta dell’epicentro, molto spesso discordanti. Uno degli studi più citati è quello di Aoudia che colloca l’epicentro nel gruppo del monte Chiampon. Secondo lo studio “il terremoto del Friuli del 1976 è da mettere in relazione ad una piega connessa a faglia che evolve da fagliazione cieca sotto le strutture di basamento del monte Bernadia e del monte di Buia, a faglia semi-cieca sotto la struttura neogenica del monte Susans e che finisce nella piega di Ragogna”.
La scossa più forte il 6 maggio 1976 fu seguita da altre scosse molto rilevanti che distrussero quel poco che era rimasto in piedi:
6 maggio 1976: magnitudo 6.5 ore 21:00
11 settembre 1976: magnitudo 5.3 ore 18:31
11 settembre 1976: magnitudo 5.6 ore 18:35
15 settembre 1976: magnitudo 5.9 ore 05:15
15 settembre 1976: magnitudo 6.0 ore 11:21
Ricostruire dov’era e com’era
Negli anni successivi l’orgoglio friulano permise una ricostruzione “dov’era e com’era”, consentita e resa possibile dal decentramento delle decisioni dalle Regioni ai sindaci e mirata al re-insediamento della popolazione nei luoghi in cui viveva prima. La ricostruzione del Friuli dopo il terremoto del 6 maggio 1976 sarebbe diventata un esempio virtuoso.
Studiando la spesso vasta documentazione relativa al periodo precedente al terremoto è stato spesso possibile redarre un Piano Particolareggiato che ebbe come obiettivo la conservazione della materia originale affidando a essa il ruolo di testimonianza della continuità storica. Da una parte la decisione di lasciare visibili le tracce del sisma, dall’altra una fedele ricostruzione delle parti crollate. Esempio mirabile e motivo d’orgoglio, sicuramente quello della ricostruzione di Venzone.
Terremoto vicino Fermo: Amandola epicentro M 3.6. Alle ore 04:05 del 5 maggio 2020 un sisma di magnitudo M 3.6 ha colpito la zona di Fermo. L’epicentro vicino Amandola.
Il terremoto è stato avvertito da molte persone in un territorio ampio che va da Jesi a Teramo.
La zona colpita è sismicamente molto attiva e nota. Vedi qui il suo grado di pericolosità sismica.
La faglia corre da Teramo a Parma, località dove è attualmente in corso uno sciame sismico.
Sicuramente un risveglio movimentato per gli abitanti di Amandola che sanno cosa è il terremoto visto che nel 2016 la zona è già stata fortemente scossa dal sisma di Amatrice.
Conta sempre molto, per chi abita in queste zone, farsi trovare preparati ad un sisma seguendo delle semplici regole della sicurezza che possono salvarti la vita. Leggi qui cosa devi fare in caso di sisma.